La solennità di Cristo Re dell’universo che oggi celebriamo porta con sé una speranza “certa”: la vita del creato non avanza “alla cieca”, ma procede verso una meta finale, la definitiva manifestazione di Cristo, Signore della storia. In altre parole, come credenti già celebriamo nella fede ciò che si rivelerà definitivamente alla fine dei tempi. Davvero Cristo Gesù è il Re dell’universo, davvero Egli è il Signore di tutto ciò che esiste. Ma ciò si manifesterà con pienezza e definitivamente solo alla fine della storia. Adesso, durante il cammino terreno, dobbiamo invece imparare a sviluppare il giusto sguardo, per poter riconoscere la presenza di Cristo Re, anche tra le tante fatiche e ferite che segnano il cammino dell’umanità. Quanto è diverso, infatti, il modo di regnare di Cristo rispetto ai “re” di questo mondo!
Egli – come ci ricorda il Vangelo odierno – siede su un trono a forma di Croce, spogliato di vesti di lusso e di ogni successo apparente! Non usa né violenza né sopraffazione verso chi gli si oppone, non ha eserciti da schierare. La sua unica forza è l’amore senza riserve, la sua strategia è donare se stesso per la salvezza di tutti noi. Una logica, di primo acchito, davvero ardua da comprendere ed accettare. Proprio come accade a chi sta ai piedi della croce inveendo contro Gesù, e persino al malfattore che sta in croce come lui: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!”.
Anche perché, nel confronto tra messaggio evangelico e vita quotidiana, tra celebrazione e storia concreta, il credente si sente continuamente interpellato sul senso della vita cristiana, trovandosi inevitabilmente dinanzi a nuove scelte da fare o a comportamenti da tenere, in un mondo che spesso segue logiche del tutto estranee al Vangelo. Per non parlare poi della reale possibilità di dover fare i conti con incoerenze consumate all’interno della stessa Chiesa.
Di fronte a tutto ciò, potremmo persino dubitare che Cristo davvero stia già “regnando” sulla nostra storia.
Ecco, dunque, che la solennità liturgica odierna ci sprona ad aver il giusto sguardo, per saper riconoscere l’opera di Dio che, ogni giorno, già si compie in Cristo; lo stesso sguardo del “buon ladrone” che, pur appeso alla sua croce accanto a Gesù, ne riconosce la vera identità e si affida a lui: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. E’ uno sguardo di fede, è uno sguardo di speranza, è uno sguardo d’amore. A cui Gesù risponde con altrettanto amore: “In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso”. Ecco la presenza del Regno di Dio tra noi!
Con fiducia, allora, lasciamo che dal nostro cuore sgorghi costantemente la preghiera: “venga il tuo regno, Signore”. Un Regno d’amore che invochiamo, ma che dobbiamo anche contribuire a realizzare già adesso col nostro impegno concreto.