Ritorno

Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”

Nel suo significato letterale, la parola ritorno rimanda all’atto di ripristinare la propria collocazione, non solo fisica, nello stesso posto dal quale, per un motivo o per un altro, ci si era allontanati.
Sono tante le motivazioni che possono spingere ad allontanarsi da un luogo o ad abbandonare una condizione. E tante sono pure le motivazioni che contribuiscono a sollecitare un ritorno. Sono quelle narrate nelle tante storie di ritorno, in letteratura, nei testi religiosi e nell’arte.
Tra le tante, quelle certamente più descritte e riprodotte sono le vicende di Ulisse nell’Odissea, e del figlio prodigo nel Vangelo di Luca (15,11-32).
Del primo, ricordiamo la tenera e commovente tragedia a lieto fine Il ritorno di Ulisse in patria, musicata da Claudio Monteverdi e, per altri motivi, il recente film Itaca – Il ritorno. Difficile è poi, per la ricchezza simbolica, non ricordare il Ritorno del figliol prodigo di Rembrandt.
Entrambi i protagonisti, sulla via del ritorno e dopo aver acquisito conoscenze e aver vissuto esperienze, si scoprono diversi da come erano partiti. Il tempo che si frappone tra l’allontanarsi da casa e il farvi ritorno è stato per entrambi un tempo pieno. Reso tale dall’idea di mettersi alla prova e di sperimentare una diversa esistenza. Intraprendere la via del ritorno, come per chiunque scelga ancora oggi di farlo, è parte integrante di quella idea di mettersi alla prova.
Le drammatiche peripezie vissute da Ulisse e l’umiliante esperienza fatta dal figlio prodigo, per quanto traumatiche, non hanno sbiadito il desiderio di essere sé stessi. Lo sguardo, dapprima incerto, di Penelope e l’abbraccio commosso del padre, sono parte integrante di queste due storie di ritorno.
L’avventura di Ulisse ne ricostruisce e, per certi versi, affina la identità. Anche grazie alle diversità incontrate, senza però averlo distrutto o assorbito. È questo il versante positivo dell’esperienza del ritorno.
Estremamente doloroso è il viaggio di ritorno del protagonista della pagina evangelica. Doloroso, almeno quanto il percorso che lo ha portato a decidere di tornare a casa, da suo padre. Quanta finezza ma, anche, quanta fatica interiore! Il coraggio e la decisione di tornare vanno di pari passo, non solo, con l’accresciuta consapevolezza di ciò che si è fatto e di ciò a cui si è incautamente rinunziato. Ma permettono di affacciarsi sul senso della propria vita, della propria esistenza e delle proprie relazioni.
È evidente, allora, che la parola ritorno assume, qui, un significato diverso da quello che ha, in Nietzsche, l’Eterno ritorno dell’uguale, proclamato per la prima volta da un demone nella Gaia scienza.

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