Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”
«Pacta sunt servanda», recita una norma riconducibile a Ulpiano, in risposta alla domanda: «che cosa vi è di più consono alla umana lealtà del rispettare i patti stabiliti di comune accordo?» (Digesto, 2, 14).
Per la scuola giusnaturalista, questa norma ha valore di principio etico. Per altri, è solo un postulato del quale non si possono dimostrare né obblighi morali né forza giuridica.
Non c’è patto laddove manca la libertà, la lealtà e la fiducia tra i contraenti.
Chi propone un patto lo fa, sicuro di poter mantenere la parola data, impegnando il suo nome e la sua reputazione. In mancanza di questa decisione interiore, le relazioni, piuttosto che luoghi di incontro e di intesa, si trasformano nel peggiore dei teatri. La cui scena è occupata da gesti che esprimono solo voglia di sopraffazione, e sotto le cui volte risuonano parole intrise di vigliacca furbizia.
Tali si sono rivelati, nel tempo, la maggioranza dei patti invocati per porre fine a controversie internazionali. Accomunando il concetto di patto a quello di trattato; cioè di accordo politico tra due o più parti. Non sempre garantito da autorevoli protezioni, ed esposto a continue violazioni.
Affacciarsi sul mondo e sul linguaggio biblici – dove la parola patto è resa, in ebraico con bĕrith (greco, διαϑήκη; latino, testamentum) – permette di respirare l’aria di patti nei quali libertà, lealtà e fiducia reciproci sono essenziali e aprono orizzonti nuovi. Come i patti stipulati da Yhwh con i singoli e con i patriarchi (Gen 6,18; 15,18); con il re (2Re 11,17); e con il popolo di Israele (Es 19; Dt 28,69).
A differenza della concezione moderna, dove il patto è un’intesa formale, che richiede un testo e due firme, la sostanza della bĕrith sta nella mutua appartenenza tra le parti.
Nella bĕrith «non ci sono altri precetti, non c’è una dottrina a cui obbedire», annota Roberto Calasso nel suo straordinario Il libro di tutti i libri (Adelphi).
La bĕrith passa attraverso un rito di rara efficacia, che prevede l’uccisione di una vittima, il dividerla in due e il passarci in mezzo, da parte dei contraenti. È un gesto che li ammonisce! Avrebbero subito la stessa sorte di quegli animali, nel caso in cui avessero violato l’alleanza. Come testimoniano i libri storici e profetici, la fedeltà alla bĕrith può essere infranta, rifiutata, rimessa in discussione.
Ma c’è anche il patto che ciascuno è chiamato a stipulare con sé stesso. Oggetto del patto, in questo caso, sono gli obiettivi da raggiungere, i tempi da rispettare, i mezzi da utilizzare, le emozioni da coltivare e i compagni con i quali intraprendere lo straordinario, faticoso viaggio della vita.