Emarginazione

Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”

Emarginazione. Parola che, oltre a quello originario, ha sviluppato un significato figurato, divenuto poi prevalente.
Derivato dal francese émarger ed émargement, il termine emarginazione, in ambito amministrativo e burocratico, indicava l’atto di mettere un’annotazione ai margini di un documento o di una pratica per facilitarne il disbrigo.
Per estensione, l’emarginazione è divenuta uno status o condizione, individuale o collettiva, di messa al margine e di esclusione dai rapporti sociali. In casi particolarmente gravi, essa può arrivare fino alla negazione dei diritti civili.
È interessante notare come sia il mondo latino sia quello greco, più che descrivere l’emarginazione come condizione, mettano in evidenza gli effetti che essa provoca. In latino, emarginare significa incidere una ferita, allargare i margini di una piaga.
Nel greco antico, manca in verità una parola che esprima l’italiano emarginazione. Vi sono verbi (ἀποκλείω/apokleío e ἀπόλλυμι/apóllymi) però che tendono a esplicitare gli effetti dell’emarginazione, quali l’impedire, il mandare in rovina, il corrompere.
La parola di derivazione greca ostracismo è il sinonimo di emarginazione. Più che descrivere la condizione o lo status di una persona, il termine ostracismo fa riferimento alla prassi che condannava, poi, alla emarginazione. Ostracismo deriva infatti dagli ὄστρακα/ostraka, che letteralmente significa conchiglia/ostrica. In questo caso, però, la parola veniva utilizzata per indicare dei frammenti di ceramica su cui i cittadini greci scrivevano il nome di una persona che volevano punire con l’esilio temporaneo dalla città. Siamo così alla forma di emarginazione sociale subìta da un singolo o da una collettività.
Quando una comunità ritiene una minoranza etnica particolarmente propensa alla criminalità, l’emarginazione sociale assume dapprima la forma della persecuzione e poi del razzismo, contribuendo a sviluppare una cultura della esclusione.
Abbiamo assistito, e talvolta assistiamo ancora, soprattutto nel caso di minoranze religiose o etniche, a una emarginazione non subìta ma voluta. In questo caso, l’emarginazione è una strategia. Attraverso l’autoesclusione economica, politica e culturale tali minoranze intendono sottrarsi alle regole del sistema sociale dominante e preservare la loro specifica identità.
Molto più spesso però la condizione di emarginato non è scelta. È imposta da chi addita, giudica e allontana chi è diverso. Una sorta di centrifuga che espelle. Azionata da chi vuole salvare solo la propria pelle, tanto, quella degli altri non vale e non interessa.

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