Ineffabile

Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”

Ineffabile. S’incontra questo termine come attributo e come sostantivo. In ogni caso, ineffabile è qualcosa di cui mancano le parole per definirla.
La conferma è tutta nella sua etimologia. La parola ineffabile, infatti, deriva dal latino ineffàbilis, composta dal prefisso negativo in ed effàbilis (che si può dire); a sua volta derivato dal verbo latino ex-fari (pronunciare con enfasi, dire chiaramente), forma intensiva del verbo fāri (parlare).
Il senso positivo (talvolta ironico) che si attribuisce alla parola ineffabile non permette di ritenerla sinonimo di indicibile. Non esistono infatti sofferenze o tormenti ineffabili. Ve ne sono invece di indicibili.
Dante ricorre spesso alla parola ineffabile nelle sue opere, nel tentativo di comunicare l’impatto il forte influsso che possono provocare le qualità di una persona, la forza di un evento o la bellezza di un luogo. Nella Vita nova, ineffabile è la «cortesia» (virtù, grazia) di Beatrice; nella Divina Commedia, ineffabili sono visioni ed esperienze paradisiache. Nel Convivio, ineffabile è ciò che non può essere compreso dall’intelletto (3.12-13); ma anche ciò che, pur compreso, non può essere espresso pienamente (3.15).
Si capisce, allora, perché l’ineffabilità diventa una delle cifre dominanti nella mistica medievale. Qui, l’ineffabile è Chi/ciò che non può essere contenuto in una definizione, ma che si mostra ed è avvertito come presente. Fino – come ha mostrato Gian Lorenzo Bernini nelle estasi di santa Teresa e della beata Ludovica Albertoni – a trasformare anche esteriormente la vita di chi incontra in maniera intensa l’Ineffabile.
L’impossibilità di racchiudere in parole, per quanto belle e solenni, l’ineffabile non va colto come un limite. Dinanzi all’ineffabile, nell’esperienza religiosa ma anche in quella squisitamente umana, non c’è spazio solo per il silenzio. C’è spazio anche per la mirabile diversità dei linguaggi per tenere vivo il legame con esso. Cosa sono, se non questo, la musica, la poesia, l’arte figurativa e la preghiera?
Sono proprio queste strade a dirci che ineffabile è Dio, per chi crede; ma ineffabile è anche ogni persona. In ognuno di noi palpita una vita che non è possibile definire una volta per tutte. Siamo ineffabili. Su di noi, sulla nostra identità non può essere detta l’ultima parola. Possiamo dire che la nostra è una identità sempre penultima: dobbiamo ancora crescere, siamo esposti a trasformazioni.
Questo stesso carattere di ineffabilità dovremmo impararlo a coltivare nei confronti della realtà nella quale siamo inseriti, per sperimentare la dimensione positiva della nostra finitezza.

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