Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”
È il caso di dire: Contra factum non valet argumentum!
E, la realtà (factum) che si impone alle soluzioni (argumentum) date alla incerta etimologia della parola oscenità è quella che ritroviamo nelle commedie e nelle tragedie greche.
C’è chi continua a ricondurre il termine oscenità al latino scaena (greco σκηνή/skenè) che, fra i vari significati, annovera il palco di un teatro; la scena, appunto. Sicché, ob-scaena, sarebbe tutto ciò che va tenuto fuori (ob) dalla scena.
Ma, uno sguardo a ciò che, di fatto (il factum), è stato portato in scena, soprattutto nelle tragedie greche, non conferma questa derivazione etimologica della parola oscenità.
Agli occhi dei Greci che affollavano i teatri nulla è stato risparmiato. La loro sensibilità era spesso chiamata a fare i conti con una sorta di galleria del male senza fine.
Cos’altro poteva rappresentare, in Sofocle, il protagonista dell’Edipo Re, che uccide il padre e sposa la madre, generando figli con lei? E l’omicidio del re per mano della regina e del suo amante, nell’ Agamennone di Eschilo?
Per non parlare del linguaggio scurrile e delle perversioni sessuali portate in scena dal dramma satirico.
Insomma, osceno non è necessariamente ciò che, per insopportabile crudeltà o volgarità, va tenuto fuori scena. Né va dato per assodato che il termine oscenità debba essere circoscritto alla sfera della sessualità esibita oltre limiti e convenzioni! Fino a diventare sinonimo di turpe, impudico, pornografico.
Più credito sembrano riscuotere le derivazioni della parola oscenità dal latino ob-caenum (greco, os-kénos), che la collega al fango, allo sporco, all’immondo; oppure dal latino obscēnus (malaugurio). In entrambi i casi, il campo semantico della parola oscenità finisce per contenere tutto ciò che è disgustoso, indecente; ma anche pericoloso, tossico, che infetta.
E tali non sono soltanto gli ostentati e non richiesti riferimenti alla dimensione sessuale.
C’è una oscenità interiore, e c’è una oscenità esibita con arroganza. Soprattutto quella di chi esercita il potere; ed è portato a far strame di ogni forma di fragilità altrui.
Oscenità che non risparmia nessun ambito della vita. Da quello politico a quello fatto passare per spirituale. Di uno spiritualismo strumentale.
È l’oscenità che abbatte i confini tra la realtà e la sua parodia. Risultando immorale, spudorata e urtante la media sensibilità.
Soprattutto nelle relazioni. Da quelle intime e riservate a quelle che riguardano la vita pubblica. I comportamenti osceni azzerano ogni equilibrato rispetto dell’altro e della sua sensibilità. Chi è osceno morde, non bacia; stupra, non ama; aggredisce, non avvicina; soffoca, non abbraccia.