Occidente

Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”

Occidente è certamente uno dei vocaboli più presenti nel lessico storico, politico e culturale contemporaneo. Ed è proprio la frequenza con la quale compare a suggerire di declinarlo al plurale. Evitando di farne veicolo di giudizi e pregiudizi, per lo più impropri. Probabilmente favoriti dal fatto che l’Occidente non è un concetto astronomico o geografico, e neanche solo storico. Col tempo, si è rivelato infatti essere un concetto filosofico-storico. Per cui qualsiasi atteggiamento riduzionista, nella definizione del suo significato e del contenuto complesso che esso media, ha provocato forti reazioni.
La più vistosa, e per certi versi la più deleteria, è stata e continua a essere il bisogno di elaborare una identità occidentale per differentiam. Contribuendo così a radicalizzare il bisogno di riappropriazione della propria identità.
Quanto provincialismo nel considerare l’Oriente come l’area storico-culturale che non ha avuto né l’umanesimo e il rinascimento, né la riforma protestante e neppure le rivoluzioni americana e francese. E, soprattutto, non ha avuto le rivoluzioni industriali!
È così che l’Occidente da innocua espressione geografica – nel 1494 a Tordesillas (Castiglia), Spagna e Portogallo firmarono un trattato che divideva il nuovo mondo in due e inventava l’Occidente – sia diventato un vero e proprio terreno di scontro su identità, storia e istituzioni. Occidentali e non occidentali. Con attribuzioni arbitrarie che facevano dell’Occidente il mondo della libertà, della ricchezza di opportunità per tutti gli esseri umani e di uno sviluppo tecnologico che portava benessere ed emancipazione.
In verità, una sorta di velo ideologico, che ha a lungo coperto, e continua a nascondere, una delle vere anime dell’Occidente: l’esasperazione del tecno-capitalismo. Con gli epigoni ai quali stiamo assistendo, accompagnati dal persistente oscillare tra trionfalismo e catastrofismo sulla sorte dell’Occidente.
Non va dimenticato il ruolo, spesso discutibile, della religione e delle confessioni religiose tra i fattori identitari determinanti nel tracciare i confini tra Occidente e Oriente.
Solo il tempo e la conoscenza reciproca possono contribuire ad anestetizzare questo senso di separazione, dando vita a concetti di Occidente e Oriente inclusivi. Senza negare l’esistenza di spazi per la presenza di sistemi, diritti e ordini diversi. Ma non per questo in contrapposizione radicale tra loro.
A fronte dei limiti di ogni classificazione, proprio come è successo nel fecondo rapporto tra arte orientale e arte occidentale, l’unica strada per il reciproco riconoscimento sembra essere quella della contaminazione.

Occidente

 

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