Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”
La parola intercessione ha spazio nel lessico sia laico che religioso.
In entrambi i casi, viene conservato il significato che le deriva da intercessio, sostantivo del verbo latino inter (in mezzo) – cedere (andare). Letteralmente, “fare un passo tra”; quindi, mettersi nel centro di una situazione, porsi tra due parti che non trovano un accordo.
Nel Diritto romano è nota la intercessio tribunicia: l’intervento del tribuno della plebe a favore di un plebeo per proteggerlo dall’intervento di un magistrato.
Chi decide di intercedere esprime, in questo modo, la volontà di compromettersi attivamente, di non starsene al riparo. Senza che ciò lo trasformi in arbitro o mediatore. A differenza di questi, infatti, l’intercessore non rimane estraneo al conflitto bellico o alla relazione in crisi.
In contesto laico, l’intercessione spinge a intervenire per il bene altrui, basandosi su principi di solidarietà, di umanità o di empatia. Si chiede un beneficio, una protezione o s’invoca la remissione di una pena, perché ci si sente connessi con altri e interdipendenti, a un livello assai profondo. Tanto da vivere con disagio la difficile situazione che sta sperimentando l’altro; e fino a decidere d’intraprendere una iniziativa che possa, attraverso il proprio intervento, alleggerirla. Entrando seriamente nel cuore della problematica e accettando il rischio del fallimento.
Non è sempre facile trovare chi sia disposto a intercedere e quindi a compromettersi. Lo attestano le parole drammatiche con le quali Giobbe, che si trova disperato davanti a Dio – percepito dal personaggio biblico come un avversario col quale non riesce a riconciliarsi – grida: «Chi è dunque colui che si metterà tra il mio giudice e me? Chi poserà la sua mano sulla sua spalla e sulla mia?» (Giobbe 9,33).
Il contesto religioso, nel quale matura l’esperienza dell’intercessione che si fa preghiera, non rinunzia a nessuna delle caratteristiche dell’intercessione laica. Qui però è la preghiera di chi, avendo a cuore i suoi fratelli e le sue sorelle, desidera che essi non subiscano le conseguenze della loro lontananza da Dio.
Come diventa, nel cristianesimo, Gesù Cristo.
Dal Medioevo la scena dell’intercessione di Ester presso Assuero, con atteggiamenti e parole di una straordinaria intensità, è uno dei soggetti più comuni (Ester 5,2). Tra gli altri, ricordiamo Rembrandt van Rijn (Museo Puskin, Mosca), Tintoretto (Museo del Prado, Madrid) e Pietro da Cortona. Nella tela di quest’ultimo, collocata nella chiesa di San Filippo Neri a Perugia, Ester è vista come anticipazione di Maria Immacolata, raffigurata sull’altare maggiore della stessa chiesa.
