La parola esorcismo, più che alla intensa sobrietà di uno dei riti della Chiesa cattolica, rimanda, nell’immaginario collettivo, a L’esorcista di William Friedkin o al filone prolifico di film e serie sulle possessioni, come The Exsorcist e, ultimamente, L’esorcismo di Emma Schmidt – The Ritual, di David Midell con Al Pacino. In questi ultimi due ultimi casi, alcuni passaggi offrono l’occasione anche per una riflessione sulla fede, sul dolore, sulla malattia mentale, sui conflitti dell’anima.
Non lo si può affermare però di tutte le produzioni di questo genere. Sono molto più frequenti i casi in cui forte è la spinta ad accostarsi al termine esorcismo con circospezione e timore, misti a terrore. Quasi che qualche immagine o qualche personaggio possa uscire dallo schermo e raggiungerci. Col suo carico di violenza e di truculenza!
L’unico modo per sottrarsi, in questi casi, alla sensazione che il male sia più forte del bene, quasi invincibile, per alcuni, sembra essere il considerare l’esorcismo un prodotto della fantasia, come i mostri delle fiabe.
La ricerca etimologica e la storia di questa pratica permettono di ridurre il tasso di sensazionalismo che la circonda.
Esorcismo deriva dal greco ἐξ/ex (fuori) e ὁρκισμός/orkismόs (giuramento). Letteralmente, è l’atto di chi emette un giuramento col quale attesta di aver ricevuto il potere d’intervenire, con parole e gesti, per scacciare una potenza avversa o malefica. Intervento invocato nei momenti in cui, nella storia personale o collettiva, irrompono eventi imprevisti e inspiegabili. Tanto violenti da lasciare senza parola e senza alcuna alternativa di intravedere una ordinaria via di uscita.
Sul piano antropologico, l’esorcismo è un atto di fiducia nella possibilità di risolvere le sfide incontrollabili della vita all’interno di un orizzonte simbolico, quasi sempre religioso. Nel suo Gesù, il re ribelle Giulio Busi reinterpreta, in maniera illuminante e per niente morbosa, le pagine nelle quali Gesù compie esorcismi (Marco 1,23-26; Luca 4,33-35).«Gli esorcismi di Gesù, molto più delle sue parole, sono la pietra dello scandalo, l’occasione prima del conflitto con le autorità politiche e religiose. Perché esorcizzare non significa solo guarire. […] Ogni esorcismo può diventare un atto di ribellione. […] Il modo in cui [Gesù] s’impone a Satana non ha nulla di passivo né di rispettoso. […] Gesù è forte con Satana e arrendevole con i suoi simili, persino con chi lo odia».
Sul suo esempio, l’esorcismo è atto e luogo di combattimento contro quanto sia identificato con Satana perché paralizza la libertà della persona, provocando angoscia e sofferenza.
