Perché fare memoria della Dedicazione di una basilica romana, anche se è la più antica della Cristianità ed è la cattedrale del Vescovo di Roma?
La festa di oggi estesa a tutta la Cristianità, da una parte, intende richiamare la nostra grata attenzione verso la Chiesa Madre di tutte le Chiese; dall’altra, è un’occasione per accogliere l’invito ad approfondire il significato del “tempio” nella vita e nell’esperienza religiosa di una comunità.
Oggi, sia la prima lettura sia la pagina del Vangelo ci conducono «all’ingresso del tempio».
In particolare, la forza e la radicalità del brano evangelico proclamato in questa liturgia non possono essere confinati e ridotti al gesto della “cacciata dal tempio”.
A Gesù sta a cuore la restituzione del tempio alla sua dignità di luogo di culto, inteso, questo, come espressione dell’incontro/relazione con il Signore.
Pur sapendo quanto importante fosse per gli Ebrei il tempio, a Gesù sta a cuore affermare che la piena relazione con Dio, d’ora in poi, si instaura nel rapporto con Lui e con la sua persona: è Gesù il vero tempio!
« Mentre i Giudei chiedono segni – afferma Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi (1,22) – e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo CRISTO CROCIFISSO».
É importante tornare al cuore dell’esperienza religiosa. Come per Gesù, anche per Paolo è importante recuperare l’essenziale della propria fede: il SIGNORE GESÙ, CROCIFISSO, MORTO E RISORTO.
Di fronte alla tentazione sempre in agguato di costruirsi templi alternativi e altari posticci; di fronte alla tentazione di banalizzare il significato del tempio, luogo dell’incontro/relazione con Dio, Gesù con forza ci ricorda – come aveva già fatto con la Samaritana in quel drammatico e rivoluzionario dialogo presso il pozzo di Sicar – che solo in Lui e nella sua Parola c’è salvezza.
In un mondo come il nostro – sempre pronto a dare ascolto e ad appaltare la propria responsabilità a leader e leaderini, a guru e visionari interessati – legarsi a doppio filo con Gesù Crocifisso, tempio vivo per incontrare il Padre è l’unico obiettivo del credente.
Far scaturire dall’incontro con Lui il nostro impegno per il bene comune è l’autentica novità che oggi ci viene proposta.
Ai Giudei che chiedono gli di giustificare la violenza del gesto compiuto nei confronti di venditori e cambiavalute, Gesù risponde marcando in maniera forte ed altrettanto decisa la differenza tra l’azione di Dio e quella degli uomini: «Voi distruggete … io riedifico».
E in questa azione con la quale il Signore Gesù riedifica la storia dell’umanità, un posto può averlo anche il tempio materiale.
Esso è «casa di preghiera»: qui, la preghiera dei singoli diventa preghiera comune.
Il tempio è «luogo per l’ascolto della Parola» e spazio in cui maturano segni di condivisione e di carità.
Il tempio è «luogo della domanda»; nel senso che attraverso la preghiera, l’ascolto della Parola e l’incontro con i fratelli nascono e maturano domande sul senso della nostra vita e sul modo in cui rispondiamo al Signore.
Nella nostra esperienza religiosa, rispetto al tempio, possono farsi strada due eccessi/ estremi: “il tempio è tutto” – oppure – “possiamo fare a meno del tempio”.
Quando “il tempio è tutto”, c’è il rischio di non accorgerci che il Signore ha tanti altri modi per farsi incontrare.
Quando si cancella il tempio (luogo dell’incontro comune con Dio) dai propri orizzonti, c’è il rischio di farsi un Dio su misura.
Il tempio, come luogo dell’incontro con il Signore ci aiuta a schierarci dalla sua parte, spingendoci a coniugare i suoi verbi, che sono verbi di vita e di profonda condivisione. E può aiutarci a stare con lo stile di Dio in un mondo che assomiglia sempre più ai dintorni di quel tempio dove si vende e si propone di tutto e dove, tra i venditori di cianfrusaglie, spesso ci mettiamo anche noi, con proposte e con progetti che non partono dall’aver accolto e interiorizzato la Parola di Dio.