Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”
È davvero ampio il campo semantico della parola senso. È la direzione da seguire se si vuole raggiungere una meta. È il significato di una parola, di un discorso, di un gesto o di una emozione.
Più articolata è l’accezione del termine senso nella espressione «cogliere il senso», per esempio, di una impresa. In questo caso, «cogliere il senso» vuol dire riconoscere il valore di quella impresa; tanto da giustificare un investimento di energie su di essa.
È quello che capita a chi si mette alla ricerca del senso della propria vita. Esercizio che non va mai dato per interamente compiuto. Come invece fanno quelli che si nutrono di un pensiero per niente “ecosostenibile”, privo di qualsiasi rispetto per gli altri e fonte di un generalizzato degrado nelle relazioni. Finendo per ritrovarsi vittime di paradossi più stupidi che crudeli.
Per non soccombere, in questi casi, non c’è bisogno di vestire l’abito del superuomo. O, almeno, non l’abito di quello che, con approssimazione, è stato cucito addosso al superuomo nietzscheano. Uno dei concetti, questo, più equivocati da tutta la filosofia che ha rinunciato ad abitare la complessità del reale.
Per Nietzsche, superuomo è ogni persona che «è in grado di dire sì alla vita». Per Mazzino Montinari, il superuomo che ci serve per dare un senso pieno alla vita «non è un atleta estetizzante, traboccante di salute o, peggio che mai, il prototipo di una razza padrona». È piuttosto chi non smette di rivendicare per sé una esistenza illuminata «dalle virtù di un mondo che non è ancora esistito».
L’autore di Così parlò Zarathustra non aspira a proiettare l’essere umano oltre una concezione «integralmente terrestre» della vita. Sembra, a tratti, poco interessato all’inedita profondità che caratterizza la storia di ogni persona. E che chiede di essere continuamente raggiunta e svelata.
Senza allontanarsi da tutto ciò che è «integralmente terrestre», ma affinando il proprio sguardo interiore. Per dare radici solide alle emozioni, alle relazioni e a tutte le scelte che ci svelano, restituendocelo, il senso e la meraviglia di fronte al miracolo della esistenza. Della mia esistenza.
Originale è il racconto che ciascuno di noi va scrivendo giorno per giorno. Chiamato a fare i conti anche con momenti segnati da una serie incoerente e discontinua di aspirazioni. Sempre alla ricerca però del senso di una vita, che non può essere barattato con quello di qualsiasi altra persona. Teso a liberarsi continuamente da schemi e legami che stringono fino a soffocare. Pronto, talvolta, a riparare crepe più o meno vistose. Parti, anch’esse, di una vita faticosa ma, non per questo, priva di senso.